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Ciao Vecchio

renato carettoniCon la scomparsa di Renato Carettoni, il basket ticinese saluta una delle colonne portanti della sua storia.

Formatore, allenatore, giornalista, cronista televisivo, il “Vecchio”, come ormai veniva chiamato da tutti negli ultimi anni, con le sue idee, i suoi schemi e le sue parole ha lasciato un segno indelebile nel mondo della palla a spicchi, nostra e di tutto il paese.

Certo il suo nome è indissolubilmente legato a quello della SAM Massagno, cui è rimasto legato per quasi trent’anni, dalla fine degli anni ’60 a primi anni ’90, prima in campo, poi a bordo dello stesso. È sotto la sua guida che lui e la società della collina luganese hanno scritto alcune delle (prime) pagine importanti della propria vita.

Lasciata la SAM, ha poi trovato un tetto in quella che sarebbe stata la sua seconda casa sportiva, il BC Lugano, da lui guidato a più riprese, da capo allenatore e da vice negli ultimi anni. Sono stati proprio i bianconeri a regalargli l’ultima panchina “vera”, nel 2009. Arrivò a giocarsi la finale derby contro la SAV Vacallo e guidò, nella prima metà della stagione successiva, la squadra che fu il principio di quella che avrebbe poi vinto il titolo a fine stagione e due triplete consecutivi in quelle immediatamente successive.

Il suo nome è legato anche a quello della Nazionale maggiore, da lui allenata dal 2000 al 2004, e a lui si deve il lancio di un giovane sbarbatello che poi avrebbe avuto una discreta carriera oltre oceano, Thabo Sefolosha. Il vodese venne convocato da Carettoni, guarda caso in occasione di un match giocato al Centro sportivo di Tenero, quando era ancora solo una giovane promessa nei ranghi di Vevey.

E proprio ai giovani, promesse o meno che fossero, è ancora più legato il nome di Renato Carettoni. Carattere ruvido, schietto, pochi peli su quella lingua glabra, ma formatore eccelso, profondo conoscitore dei fondamentali del gioco e sempre pronto a dispensare consigli, suggerimenti, correzioni. A modo suo certo, ma non per questo meno efficace. Allontanatosi, in parte e con gli anni, dalle prime squadre, ha messo le sue conoscenze a disposizione dei ragazzi, con cui ha lavorato fino all’ultimo.

Ma non di solo campo ha vissuto Renato Carettoni. Per anni collaboratore del Corriere del Ticino, per il quale ha tenuto rubriche e seguito per lungo tempo le Finali NBA, altra sua grande passione e spesso seguite dal vivo. Basket americano che ha poi portato nelle nostre televisive, pioniere dei tempi che furono, con quel “NBA Action” trasmesso dall’allora TSI e che per qualche anno ha fatto luccicare gli occhi degli amanti della pallacanestro nostrani, raccontato dalla sua inconfondibile voce e quella degli amici Peo Mazzola e Armando Cremonesi.

C’era una volta una rivista, si chiamava “Giganti del basket”. Ecco, nel nostro piccolo spicchio cestistico, Renato Carettoni gigante lo è stato. Fai buon viaggio Vecchio.

TicinoBasket.