Dai primi palleggi in maglia SAM al sogno, realizzato, dei Campionati Europei, ne ha fatti di passi, palleggi e canestri la piccola bimba bionda che ha imparato a sgomitare e farsi valere in mezzo ai maschietti fino a calcare, da protagonista, importanti palcoscenici svizzeri ed esteri. In mezzo, uno sviluppo tutto ticinese, passando attraverso più società locali e le nostre Selezioni. Viktoria Ranisavljevic, a nemmeno 20 anni, è oggi uno dei migliori prodotti del basket di casa nostra, e dopo l’accesso all’Europeo con la Nazionale, abbiamo voluto ripercorrere con lei un po’ del suo percorso cestistico.
Allora Viktoria, o “Viky”, iniziamo proprio dalla… fine. La qualificazione per gli Europei:
“Ancora oggi (l’intervista è arrivata una settimana dopo ndr.) faccio fatica a realizzare quanto abbiamo fatto, che andremo all’Europeo. Credo lo realizzerò davvero solo quando metterò piede in campo la prossima estate. E poi le emozioni del dopo partita, quella della qualificazione, l’attesa che finissero le altre partite, la tensione, l’altalena di emozioni fino all’esplosione di gioia”.
Una gioia che sembrava destinata a rimanere chiusa in un cassetto:
“Solamente fino a un anno fa sembrava qualcosa di irraggiungibile, avevamo iniziato con due sconfitte. Ma non abbiamo perso le speranze, il cambio di coach è stato fondamentale, e da agosto scorso ci siamo sempre allenate insieme, cosa che in passato non era quasi mai successa. Che il gruppo fosse compatto lo si percepiva chiaramente. Il risultato è inaspettato certo, ma di sicuro noi abbiamo fatto tutto il possibile perché si concretizzasse”.
Nazionale che oltre a te può anche contare su un bel pacchetto ticinese:
“Con Nancy Fora, Shannon Hatch e Julija Matic formiamo un bel gruppo, c’è chimica, in squadra portiamo un po’ di spirito ticinese. Nancy è una grande professionista, ti aiuta a migliorare, ha avuto un percorso simile a quello che sto vivendo io, le chiedo spesso consigli. Julija mi ha raggiunta a Friburgo questa stagione, abbiamo un grande rapporto, è un anno più piccola, per me è la mia sorellina (ride ndr.), una persona speciale”.
Lasciamo il presente e facciamo un deciso salto indietro, tornando alle origini:
“La SAM, dove sono nata e cresciuta diciamo, facendo tutta la trafila iniziale da loro. Bei tempi, mi mancano. Ricordo che ero l’unica femmina in squadra, ma questo mi ha forgiata e formata nello spirito, perché volevo sempre dimostrare di essere migliore dei maschi. Il ricordo più emozionante, a cui sono più legata, è quello dell’ultima partita giocata, quando ho lasciato la squadra; alla fine i compagni, anzi amici, mi hanno regalato ognuno una rosa. Sono scoppiata a piangere, un momento difficile da dimenticare”.
Finite le categorie “miste”, c’era da trovare una nuova collocazione, e sei rimasta nel luganese:
“Al Cassarate ho passato poco tempo rispetto ad altre squadre, ma ho ricordi di un gran bel gruppo, quante divertimento in quelle trasferte. E poi come coach avevamo Fabio Pellini, allenatore bravissimo ma ancor più come persona, ancora oggi lo stimo molto”.
Un’esperienza che ti traghetta da Lugano alla sponda sud del Ceresio:
“Riva ho trovato una seconda casa, una seconda famiglia, sarà così per sempre, mi hanno fatto sentire come una figlia. Tornare al Pala San Giorgio è ancora oggi emozionante per me. La squadra di serie B aveva uno spogliatoio unito come pochi, peccato che a livello sportivo non ci sia stata la ciliegina sulla torta. Ma ancora oggi esco con le ragazze, ci sentiamo regolarmente, abbiamo stretto legami che vanno oltre il campo, la pallacanestro”.
Ed è proprio a Riva che muovi i primi passi “da grande”:
“Praticamente da subito ho iniziato ad allenarmi con la prima squadra, al tempo ancora in serie A. Coach Valter Montini mi diede fiducia, qualcosa di non scontato oggi, dare spazio e responsabilità ai giovani. Gli devo molto sotto diversi aspetti. E con lui anche Scott Twehues successivamente in serie B”.
Tante squadre, tanti coach:
“Cinzia Bastianelli-Isotta è stata la mia prima, penso non abbia bisogno di presentazioni. Anche con lei siamo regolarmente in contatto, una persona d’oro, di quelle che si incontrano raramente. Alla SAM ne ho avuti diversi in tanti anni, ho ottimi ricordi di tutti, quelli che più mi saltano in mente sono Pierpaolo Manfré e Ljubisa Stamatovic. Poi anche Mario Conte, al Pegli, in Italia, ottime conoscenze e ottima persona anche lui. Poi dai tempi delle Selezioni ho ottimi ricordi di Andrea Piccinelli”.
Cogliamo l’amo allora per parlare dell’avventura con le nostre Selezioni:
“La Selezione Ticino è sempre stato un momento speciale, era un po’ come oggi, quando vieni chiamata ad indossare la maglia della Nazionale, ti sentivi importante come giocatrice, era decisamente una bella soddisfazione ricevere la convocazione e partecipare ai tornei in giro per la Svizzera contro pari età di altri cantoni. L’ho sempre vissuta come una cosa molto importante”.
Anche qui, le soddisfazioni a tutto campo non sono mancate:
“Ho grandissimi ricordi. Un Torneo delle Selezioni vinto con le U13, la festa in pulmino, uno dei momenti migliori di sempre. Ma i bei momenti si allargavano anche oltre al parquet; i campi di allenamento, anche qui le trasferte, le uscite durante e i momenti di condivisione anche con i ragazzi delle Selezioni maschili, il tifo reciproco, il festeggiare le vittorie altrui tutti insieme, e consolarsi in caso di sconfitta. Difficile pescarne una sopra le altre, sono tutte memorie destinate a rimanere per lungo tempo”.
Intanto gli anni corrono, e a un certo punto senti la necessità di cambiare paradigma:
“Scegliere di provare un’esperienza in Italia, a Pegli, Genova, in serie B, è stato un momento importante del mio percorso, anche perché è arrivato al momento giusto. Mi sentivo matura abbastanza, avevo 16 anni e ho deciso di partire da casa, per uscire dalla “comfort zone” e crescere come giocatrice e persona”.
E la crescita si sa, passa anche dai momenti difficili:
“Gli alti e bassi li hanno tutti, come normale, ma ricordo bene che ai tempi dell’esperienza italiana ho avuto un momento in cui mi sono sentita davvero giù. Ho avuto bisogno di aiuto professionale, e questo oltre che ad aiutarmi a rialzarmi e affrontare le difficoltà, mi ha fatto capire quanto possa essere importante avere qualcuno a cui appoggiarti, che ti segua e cui fare affidamento. Perché oltre l’atleta c’è sempre una persona, bisogna capirlo e non dimenticarlo”.
Dopo l’Italia, rientri in Svizzera, nel miglior club che si possa trovare entro i nostri confini:
“Giocare in Italia mi ha fatto maturare e crescere tecnicamente, quando sono arrivata al Friborgo mi sentivo pronta. Grazie all’Elfic ho potuto assaggiare anche le prime esperienze in campo internazionale, con l’Eurocup, questo mi ha permesso di imparare e migliorare ulteriormente. Il futuro? Andare all’estero nuovamente. Al momento si sta muovendo qualcosa, non posso dire niente però (ride ndr.)! Ma ho delle belle porte aperte davanti a me lo ammetto”
L’importante sarà non perdere mai il sorriso e la voglia di provarci:
“Il consiglio che mi sento di dare è di divertirsi sempre. Quello non deve mai mancare, e a volte ce ne scordiamo. Poi ci vuole coraggio; in campo, e cioè avere il coraggio di sbagliare, perché vuol dire averci provato, ma anche fuori, provare a buttarsi, prendere strade diverse, nuove, uscire dalla zona cuscinetto. Ma il nostro rimane un gioco, il divertimento è la base di tutto”.
E noi siamo sicuri che “Viky” si divertirà, e ci farà divertire, da Massagno a Friburgo e poi oltre, ancora per diversi anni a venire.
La scheda:
Nome: Viktoria
Cognome: Ranisavljevic
Data di nascita: 30.07.2005
Nazionalità: CH/SRB
Altezza: 170 cm
Ruolo: play/guardia
Club attuale: Elfic Friburgo (SBLW Svizzera)
Foto: Photo Locatelli